Zlatan Ibrahimovic e Stephan El Shaarawi: la semplicità del gioco di piede

C’è da ammeterlo, la partita di Ibrahimovic contro l’Inghilterra a Stoccolma, alla Friends Arena (il più brutto nome che uno stadio abbia mai avuto, come se un ring per la boxe si chiamasse Candy Shop), è stata fenomenale. I quattro gol che il fuoriclasse svedese ha rifilato alla scalcinata formazione britannica si portano dietro il retaggio della sua esperienza calcistica che è cresciuta varcando i confini di molte nazioni europee aggiungendo frecce alla faretra. Zlatan Ibrahimovic è un fuoriclasse genuino, che abbia vinto o meno quello per cui ha partecipato in Europa non conta – solo nel suo caso, per altri giocatori conta eccome. La scorsa estate, quando venne ceduto dal Milan al Paris Saint Germain, designò come suo erede in maglia rossonera Stephan El Shaarawy, e il Faraone ha iniziato la stagione da capicannoniere.

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Il DNA nel calcio. Dalla Juventus di Coppa all’Inter del cinque Maggio.

Subito dopo l’eliminazione dalla Champions patita contro il Liverpool, la Juve di Capello giocò contro la Fiorentina, a Torino. Dalla Fiesole in trasferta campeggiava uno striscione: E la vostra Champions League?

È ricorrente leggere sui giornali, ascoltare dalle radio e dai talk-show sportivi più variegati che le squadre hanno un DNA. Molto spesso questo particolare elemento può essere ricondotto ad una sorta di retroterra comune, ad una sequenza, una sorta di ripetizione ciclica di alcuni risultati e tendenze. Uno dei fattori genetici più riportati dal giornalismo italiano è quello che lega la storia della Juventus alla Champions League. Una delle squadre più forti, nonché la società più titolata a livello di trofei nazionali è, da sempre, una delle peggiori interpreti italiane della competizione europea. In bacheca ogni giorno l’assistente domestico di Galileo Ferraris può lucidare due soli trofei dalle lunghe orecchie: quello tristemente famoso dell’Heysel, passato alla storia per i suoi morti, quello del 1996 di Marcello Lippi e della sua banda scatenata. Uno dei 4-3-3 più irresistibili della storia del calcio moderno.

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Top 5 – Calciatori sopravvalutati della Serie A – Da non comprare al Fantacalcio

Metto subito le mani avanti e chiarisco fin da ora che in questa classifica rientrano unicamente i tesserati per la stagione 2012-2013. E’ forse un peccato, perché in testa ho abbastanza materiale per stilare una classifica degli ultimi vent’anni, ma in tempi di pausa per le nazionali mi è sembrato più corretto cavalcare l’hype crescente in vista del prossimo turno dello sport nazionale: il fantacalcio. Pertanto i riferimenti riguardano giocatori attualmente impegnati nella stagione in corso. Sempre campione di maniavantismo, mi permetto di suggerire un’ulteriore chiave di lettura: sopravvalutato non vuol dire brocco. Anzi, nella maggior parte dei casi si tratta di giocatori buonissimi, se non campioni di fama internazionale. Quello che qui viene dibattuto è se mai il loro valore in termini di efficienza, credito da parte della stampa nazionale e salario siano realmente compatibili con il loro impatto reale sul torneo e sulla squadra di appartenenza. E se sia il caso di puntarci al fanta…

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Top5 – Derby di Milano

Domani si gioca il Derby di Milano, la partita più importante della stagione, la partita che, se vinta, può rappresentare, per le due contendenti, il coronamento di una stagione di successi, o il punto luminoso di una stagione altrimenti anonima. Continua a leggere

Il calcio. La misura di tutte le cose.

Winston Churchill esprime un concetto lontano dal mondo del calcio. Meritare la vittoria.

Per usare una frase celebre e tanto cara al direttore di PotatoPieBadBusiness potremmo dire che “Gli italiani perdono le guerre come fossero partite di calcio e le partite di calcio come fossero guerre” (Winston Churchill).

Ma se l’esito della seconda guerra mondiale fosse stato nelle mani di un solo uomo? Continua a leggere

Inzaghi e Cannavaro: Campioni del Mondo a confronto.

INZAGHI: NO AL SIENA. CANNAVARO: Sì ALL’INDIA.

Ho un ricordo molto netto dei quarti di finale dei mondiali del 1998 in cui l’Italia perse contro la Francia ai rigori: uscii di casa incazzato nero per andare a giocare a pallone in piazza Mentana, da solo, tirando la palla contro il muro del liceo artistico pensando a Bruno Pizzul il quale, commentando il gol mancato da Roberto Baggio allo scadere, aveva detto che Roberto aveva colpito la palla troppo bene, e per questo aveva sbagliato. La Logica e la grappa friulana non sono mai andate d’accordo. Continua a leggere