Pagina 0 – Paul Auster, il narratore e New York: Trilogia di New York.

Paul Auster nasce a Newark, nel New Jersey, esattamente come Philip Roth, ma nel 1947. È autore de L’invenzione della solitudine, Trilogia di New York, composta da Città di vetro, Fantasmi e La Stanza Chiusa e altri bei libri di cui in questo momento non ci interessa ricordare i titoli.

Chiudi il libro a pagina 314, la sensazione agrodolce delle ultime due pagine e della copertina di cartoncino morbido è, appunto, agrodolce. Non è una di quelle menate sul fatto che ti dispiace aver finito un libro, perché oramai ti senti in relazione coi personaggi e ci vuoi tanto bene e non vorresti che ti lasciassero mai più. No.
Paul, carissimo Paul, tu vuoi proprio farmi saltare i nervi. Andiamo, vagamente, per gradi.
Inizi, maledetto, con un meta-trucco di meta-fiction e sai, perché lo fai apposta, sai di avere la mia attenzione di lettore stupidamente e morbosamente affascinato da tutto ciò che sta sopra o dietro lo strato narrativo. Sai che, quando, in un romanzo di Paul Auster, tutto l’ambaradan si apre su uno scrittore di romanzi polizieschi che riceve La Telefonata della Disperazione da un tizio che cerca Paul Auster, hai vinto. Bella mossa. Continua a leggere

L’incanto del lotto 49.

O Tristero esisteva veramente, o era una congettura – forse una fantasia di Oedipa, così ossessionata e permeata del tutto dall’eredità del morto.

È probabile che, se esistesse un premio LSD, Thomas Pynchon lo vincerebbe. Fidatevi di me, non vi servono allucinogeni: cercate un mondo di visuali sfocate e tremolanti in cui il cielo si scambia col terriccio spaccato dal sole, simboli misteriosi e pseudo-apparizioni (o persone reali?) che ad ogni angolo vi parlino di misteriosi simboli (paranoie o indizi?) e francobolli? Anche se non è quello che state cercando, la riposta è L’Incanto del lotto 49. Una di quelle risposte che ti fanno credere che la domanda sia sempre stata lì. Continua a leggere

Dice: – I Giants vincono il campionato. Don DeLillo.

Rotoli di carta igienica che si disfano liricamente come stelle filanti.

Giants Scorecard 1951

Giant Scorecard del 1951.

Io una cosa su Underworld non la posso scrivere. Banalmente perché ho letto solo le prime tot pagine. Una mia personale perversione per gli incipit, che a livello razionale so falsi e menzogneri, va sempre tenuta a mente leggendo tutto quello che precede e che seguirà. Se non mi piaci, caro incipit: ciao. Puoi essere Nicholas Sparks o Dostoevskij, non m’importa, non leggerò come vai avanti. Ochei, se sei Fedor magari ci provo, ma quasi sicuramente, lo so già, non arriverò alla fine, al massimo farò finta di averti letto. Al massimo ti metterò nella categoria di libri che prima o poi nella vita leggerò veramente. Categoria di tutto rispetto, comunque, non si discute. Continua a leggere