Nomination Oscar 2012: Midnight in Paris, Woody Allen (recensione)

Mercoledì sera. Andiamo al cinema. Trovo che andare al cinema sia una delle poche attività rimaste a Milano che vantino un rapporto qualità/prezzo accettabile. Ma questo solo il mercoledì, a cinque euro e mezzo, soprattutto se il film ti delude come una ragazza la mattina dopo. Per “dopo” intendo dopo che i fumi dell’alcool e il testosterone ti hanno fatto innamorare di lei per almeno mezz’ora.

Solo alcuni registi e autori, oggi, hanno l’onore, e l’onere, di firmare un film nel mio immaginario. E credo anche nel vostro. Di quanti film dite “andiamo a vedere il nuovo di….”? Oppure “è uscito l’ultimo di…”? E’ il “di” il concetto devastante. Dall’ultimo film di David Cronenberg vi aspettate qualcosa. E’ normale. Dal nuovo di Polanski qualcos’altro. Da Pieraccioni e Neri Parenti vi aspettate che smettano di fare film ma, anno dopo anno, vi deludono più di una ragazza la mattina dopo.

Parigi

Parigi

Così sono andato a vedere l’ultimo film di Woody Allen. Non sono uno di quelli che pensano che se un regista è bravo a girare un certo tipo di film allora è condannato a fare sempre quelli per tutta la vita. Ma uno come Woody Allen è costretto a mettere qualcosa nei suoi film a causa del concetto devastante del di. Io quel qualcosa lo esigo severamente.

Dentro a Midnight in Paris, il suo ultimo film, Woody Allen non ha messo quasi niente, e questo mi ha deluso più di Pieraccioni e Neri Parenti che continuano a fare film. Per i primi 4 minuti cronometrati ha messo la telecamera in giro per Parigi. Ha fatto 100 cartoline animate della città e poi ne ha scelte circa 50. Voglio dire anch’io adoro Parigi. Chi non adora Parigi? Ma 4 minuti della mia vita seduto in un cinema a guardare delle fotografie di Parigi con un sottofondo musicale mi sembra davvero troppo. Forse voleva fugare qualsiasi dubbio nella mente degli spettatori statunitensi; voleva essere certo che capissero che il film si sarebbe svolto a Parigi. Eppure il titolo poteva già essere abbastanza chiaro in proposito.

I primi venti minuti sono quelli che vi consiglio, esclusi ovviamente i quattro minuti iniziali. Per un totale di sedici minuti circa di ottimo cinema. Dopo aver sopportato le cartoline iniziali, infatti, mi accorgo che i personaggi sono scritti dal solito genio. I dialoghi, l’ironia, il ritmo, c’è tutto. Inizio a stuzzicarmi chiedendomi se siano i prodromi di una delle sue commedie travolgenti oppure di un altro capolavoro come Match point.

Owen Wilson e Rachel Adams

Owen Wilson e Rachel Adams in una scena di Midnight in Paris

Sono infastidito dalla scoperta che il personaggio di Owen Wilson, Gil, non è altri che Woody Allen in persona che, però, doveva essere troppo vecchio per interpretare il suo personaggio come ha sempre fatto. Nel 1988 l’avrebbe interpretato lui e ne avremmo goduto tutti. Invece è Owen Wilson, un bravissimo Owen Wilson, commovente a tratti nel tentativo di reinterpretare con la sua bravura un personaggio che, però, non può essere reinterpretato ma solo interpretato. Da chi? Solo da Woody Allen, è ovvio. Sono nervoso per questo fatto del personaggio Woody Allen, in un film di Woody Allen, che però non è interpretato da Woody Allen. All’improvviso mi tranquillizzano Inez , fidanzata di Gil e stronza memorabile, e l’attrice che le da vita, Rachel McAdams. Quella che in Wedding Crashers mi era sembrata solo adorabile e dolcissima e che, invece, scopro essere anche bravissima. Credo che abbia generato una delle fidanzate più insopportabili della storia del cinema. Può una donna essere così definitivamente stronza? (Si, può.) Sto ancora apprezzando la sua interpretazione quando penso che Owen Wilson nei panni di Woody Allen, con lei di fianco, forse non è poi così insopportabile. Improvvisamente mi ricordo che prima o poi vedrò anche Marion Cotillard.

Carla Bruni Woody Allen e Owen Wilson

Woody Allen spiega la scena a Carla Bruni e Owen Wilson (soprattutto alla prima)

E’ nel cast. Rachel McAdams è sempre in scena intanto e, insieme all’aspettativa di Marion, mi fa quasi perdonare le cartoline iniziali. Anche gli altri personaggi sono scritti bene e interpretati come dio comanda (ho sempre invidiato Ammaniti per aver dato un titolo a qualcosa, un libro nel suo caso, che fosse Come Dio Comanda). I dialoghi sono quelli dei film di Woody Allen e i doppiatori hanno fatto il solito lavoro di sempre (o quasi) dei doppiatori italiani. Aspetta un momento però; questa è Carla Bruni? Sembra lei. Quella che doveva avere la parte di Inez (Rachel McAdams) e che si è offesa quando Woody Allen le ha salvato la vita negandogliela. Ha una parte ignobile… e la interpreta malissimo. Ecco sono di nuovo nervoso. Per fortuna resta sullo schermo pochissimi minuti ma comunque molti secoli più del necessario.

Il film intanto deve continuare mentre mi accorgo che ho troppo tempo per pensare e che, forse, è un po’ lento. Poco male, mi dico, non è detto che sia un difetto. Poi, un cambio di rotta improvviso, all’improvviso. Ci voleva proprio. Rialzo leggermente lo schienale virtuale della mia seduta in sala, ormai ero quasi sdraiato, e bevo un sorso energico di Coca Cola. Mi accendo una sigaret…ah no, è vietatissimo. Ma è illegale aprire un cinema per fumatori?

Marion Cotillard e Owen Wilson

La bella Marion Cotillard balla con Owen Wilson

Passano i minuti e mi accorgo che lo schienale virtuale della mia seduta è finito in automatico in posizione orizzontale, più orizzontale di prima, che la coca è finita e che il cinema per fumatori forse non è poi l’idea del secolo. Dal cambio improvviso di rotta è stato un tracollo. Nemmeno Marion Cotillard, solo normale in questa uscita, ha tolto le castagne dal fuoco. Il film diventa sempre più imbarazzante ad ogni personaggio della Storia dell’arte e della letteratura che propone. In sala fanno a gara a chi riconosce per primo Hemingway. Il mio vicino di posto annuncia alla sua compagna che quel Pablo che dipinge un quadro evidentemente di Picasso è, in effetti, Pablo Picasso. Il dramma è che lo fa come se avesse capito in anticipo come finirà The Prestige di C.Nolan. Mi torna in mente la donna seduta dietro di me quando andai al cinema a vedere Troy (si, lo so, Troy): «secondo me si sono nascosti dentro il cavallo, vedrai!», questo aveva comunicato al suo compagno con tono preoccupato quando, verso la fine, il Cavallo di Troia veniva fatto entrare in Troia…

Picasso in Midnight in Paris

"Secondo me quel Pablo, in realtà, è Picasso!"

Torno in sala Midnight in Paris col pensiero. E’ una carrellata di geni del novecento e, poi, anche di prima. E’ una dimostrazione di come i costumi ricchi e ben fatti facciano bene ad un film. Bravi tutti. Si ma la trama? Il film? Lo svolgimento? Il film? Non c’è. Alla fine di tutto rimane una morale, un messaggio trasmesso, abbastanza banale peraltro, talmente normale da essere diventato un luogo comune già molto prima che vivessero tutti i personaggi del film. Talmente normale che non ve lo anticipo.

Ah, quasi dimenticavo, il film racconta di uno sceneggiatore hollywoodiano che sogna di fare lo scrittore, Gil (Owen Wilson). In vacanza a Parigi con la fidanzata, Inez (Rachel McAdams), e coi futuri suoceri, Gil si troverà catapultato attraverso il classico “miracolo della mezzanotte” nella Parigi degli anni venti. Ogni notte ritornerà nel passato e conoscerà di persona i più grandi personaggi della letteratura e dell’arte di quell’epoca.

Salviamo un Owen Wilson bravo in una missione impossibile che viene puntualmente fallita e una stronza eccezionale generata, non creata, dalla McAdams. Salviamo poco altro, vi prego.

Non mi ha deluso più di una ragazza la mattina dopo, però mi ha deluso. Ha disatteso pressoché completamente le mie pretese. Non ha rispettato il concetto del di. Non è un film di Woody Allen. Oppure, al limite, è un non fillm di Woody Allen. E io adoro Woody Allen.

Appena ho un paio d’ore di tempo riguardo Match point.

 Jacopo Pelli

5 pensieri su “Nomination Oscar 2012: Midnight in Paris, Woody Allen (recensione)

  1. E scusa, non salvi Adriana, ovvero Marion Cotillard, che sta così bene vestita anni venti?!
    Salverei anche Zelda Fitzgerald, il secondo personaggio che mi è piaciuto di più dopo Adriana.
    Alla fine, questo film, invece di sprecare 8 euri, potevo scaricarmelo…
    D’ora in poi, al cinema, solo film che meritano veramente e non quelli di…

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